Il tema della crisi della rappresentanza è tema non solo della politica e dei partiti. Leggendo i dati relativi alle elezioni per il rinnovo dell’Ordine degli ingegneri di Napoli e provincia impressionano alcuni numeri: gli iscritti alle due sezioni dell’Albo sono 13.217.
La prima votazione, che è in corso, non raggiungerà il quorum per la validità fissato a quota 4388. La seconda votazione avrà bisogno di un quorum, pari ad un quinto degli aventi diritto ovvero 2633 votanti. Ma tutto fa prevedere che, così come nel 2013, le elezioni saranno valide alla terza votazione quando non c’è più alcun quorum da raggiungere e dunque vince la lista che raccoglie più voti (in quell’anno votarono intorno ai duemila ingegneri, circa il 15% della platea).
La distanza, dunque, tra rappresentanti di interessi di una categoria e rappresentati è enorme, tanto più se ci soffermiamo al dato che siamo di fronte ad una platea professionalizzata e particolarmente formata. Anche quì, evidentemente qualcosa non funziona e questo non è un bene per l’Università, per la professione, per la democrazia interna ad un pezzo di classe dirigente della nostra società.