Il Pd lancia la sfida per andare oltre le politiche di austerità

Grande partecipazione per la manifestazione che abbiamo promosso al Ramada di Napoli, “Il Pd nella sfida del socialismo europeo”. Insieme a me, sul palco, c’erano Felice Iossa, presidente di Alleanza Riformista, Venanzio Carpentieri, segretario Pd Napoli, e Francesco Nicodemo,  responsabile comunicazione della segreteria nazionale del Pd, oltre a Pino Campidoglio, che ha coordinato gli interventi.

Il messaggio è stato comune: il Partito Democratico, insieme alle forze progressiste, socialiste, laburiste, socialdemocratiche che formano il PSE, è chiamato a una importante sfida. Bisogna cambiare verso anche in Europa, andare cioè oltre le fallimentari politiche di austerità e di rigore che, nei fatti, in questi anni hanno bloccato la crescita e lo sviluppo. Questa sarà la strada da seguire anche a livello locale, per superare una stagione di tagli indiscriminati che qui in Campania hanno mortificato i servizi essenziali per i cittadini, a partire da trasporti e assistenza sanitaria.

Bisogna ritornare a investire sul lavoro e sul capitale umano per ridurre le diseguaglianze e garantire migliori condizioni di vita e certezza di futuro ai cittadini europei, soprattutto ai più giovani. Secondo recenti dati, 120 milioni di persone nell’Unione Europea vivono in stato di povertà, così come addirittura 30 milioni di bambini, mentre 43 milioni di europei non hanno cibo a sufficienza ogni giorno. C’è poi il dramma occupazionale, che ha travolto un’intera generazione: la disoccupazione giovanile è a livelli altissimi, secondo l’Eurostat, dal 42% del Portogallo e il 43% dell’Italia fino alle punte di Spagna (56%) e Grecia (59%).

Rimane poi aperto un grande problema democratico, in Europa come in Italia, che riguarda il rapporto tra governanti e governati, tra politica, istituzioni e cittadini: se non lo affrontiamo al più presto, lasceremo sempre più spazio a populismi e nazionalismi. Il recente voto amministrativo in Francia e quello politico in Ungheria dimostrano con evidenza come alla progressiva riduzione del numero di partecipanti alle urne corrisponda un aumento dei risultati dei partiti di estrema destra e antieuropeisti.

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