Per decenni abbiamo affidato agli algoritmi, alle piattaforme e alle grandi aziende della nuova economia tecnologica, i nostri dati, le nostre preferenze, le nostre scelte. Siamo stati targettizzati, geolocalizzati e mappati per puri scopi commerciali. 
Ma quando avremmo dovuto utilizzare queste tecnologie per contrastare il contagio, per mapparlo, per studiarlo, per capirlo e per anticiparlo, ci siamo fatti trovare impreparati. 
In questi decenni siamo stati travolti dall’innovazione tecnologica senza però essere capaci di governare questo processo di trasformazione e rendere la tecnologia uno strumento al servizio dei cittadini. 
In questa crisi abbiamo riscoperto il valore concreto della geolocalizzazione, della gestione dei big dati, delle app, delle piattaforme di connessione. Abbiamo capito che queste informazioni e le piattaforme, gli algoritmi e i software che le processano possono essere utili ad uno scopo che non è solo commerciale ma che è civile, pubblico e collettivo.  
Dunque per costruire un mondo diverso quando sarà finita l’emergenza, c’è l’urgenza di mettere in moto un processo di governo di questi sistemi, un processo che dovrà partire nell’immediato, da come utilizzeremo la tecnologia in questa fase e soprattutto nella fase della riapertura del Paese