E’ quanto meno curiosa la relazione tra Caldoro e i numeri. Oggi il Presidente uscente ci racconta che il rapporto Istat 2015 ‘dice proprio che la Campania ha retto la crisi meglio di tante altre regioni’. Andando a leggere bene l’analisi, riportata anche da alcuni quotidiani, si scopre una realtà molto diversa soprattutto su lavoro e sanità.
Nel 2014 oltre 20mila giovani campani, di cui 500 ricercatori universitari, hanno lasciato la Campania per cercare lavoro al Nord e in altri Paesi europei. Il 49% dei giovani emigrati possedeva un diploma medio-superiore, il 13 per cento una laurea. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, poi, nella regione domina un generale calo di occupazione. E Il 19% degli occupati risulta irregolare. Non solo: il 20% dei cittadini campani lavora a tempo parziale. Un dato, questo, che è aumentato nel 2014. In Campania, sono infatti rilevati 600mila contratti di lavoro: solo 71mila sono a tempo indeterminato, 30mila indipendenti o interinali e ben 400mila a tempo determinato.
Ancora peggio il fronte sanità: in Campania vantiamo la quota pro capite di finanziamento più bassa d’Italia, con 1.755 euro, mentre altrove si superano i duemila euro. E ci sono altri due dati che preoccupano: qui si vive meno e si muore di più che nel resto del Paese. La nostra regione è infatti il fanalino di coda italiano per quanto riguarda la speranza di vita, con un’età media di 83 anni per le donne e di 77,7 per gli uomini, a causa di diseguaglianze territoriali e sociali nel garantire il diritto alla salute, mentre nel resto del Paese aumenta a 84,9 anni per le donne e 80,2 anni per gli uomini. Di contro, i tassi di mortalità standardizzati rivelano un eccesso di mortalità complessivo rispetto alla media italiana del 32,8%.
Insomma, la Campania e i suoi cittadini sono in difficoltà. Due sono le spiegazioni per l’ottimismo del Governatore: o Caldoro finge di non vedere e si nasconde dietro le fantasie elettorali e propagandistiche, oppure questa per lui è la migliore Campania possibile. In entrambi i casi noi diciamo invece che è ora di cambiare pagina e chiudere questa brutta esperienza di governo, che continua a oscillare tra le accuse all’eredità e fantomatiche prospettive di futuro.