Questo è un estratto dell’articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno di oggi, in cui si analizzano gli ultimi dati diffusi dall’Istat sul Pil pro capite dei cittadini italiani, che assegnano un nuovo triste primato alla nostra regione.
Famiglie sempre più povere, una pressione fiscale ormai insopportabile, economia praticamente ferma. La crisi morde ancora. Eccome. Secondo l’Istat, infatti, il reddito nel 2012 è diminuito in tutta Italia. Ma il dato più basso, per abitante, si registra proprio in Campania (meno di 12.300 euro), seguita da Sicilia e Calabria. Sempre la Campania, peraltro, già «vanta» il più alto tasso di disoccupazione nazionale, quello più basso di occupazione, il maggior calo dei consumi e la minor capacità di spesa dei fondi europei. Un mix sempre più esplosivo […]
«La flessione dei redditi è stata generalizzata e ha coinvolto tutte le regioni. L’area del Paese che ha registrato il calo più contenuto è il Mezzogiorno (-1,6%)». Motivo? La riccheza, di base già notevolmente inferiore rispetto al resto del Paese, si era già erosa fortemente negli anni scorsi.
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Per il governatore campano, Stefano Caldoro: «Nel 2012 il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti diminuisce, rispetto all’anno precedente, in tutte le regioni italiane. La Campania pur con tutte le difficoltà cui si è dovuto far fronte ha fatto registrare nel 2012, rispetto al 2011, una riduzione del reddito disponibile delle famiglie (meno 203 euro) inferiore sia a quella della media nazionale (meno 383 euro) che di molte regioni del Nord». E termina: «Non va inoltre tralasciato che sul reddito disponibile delle famiglie ha pesato in particolare l’aspetto fiscale infatti i cittadini del Mezzogiorno pagano più tasse sia di quelli del Nord che di quelli del Centro, non in valore assoluto ma in termini di peso sul Pil nonostante questo si sia ridotto in Campania e nel Sud dal 2007. Infine il progressivo taglio dei trasferimenti, particolarmente pesante negli ultimi anni, e il basso ammontare degli investimenti non aiutano la situazione. La Regione Campania sta facendo la sua parte ma per uscire dall’impasse bisogna alleggerire la pressione fiscale e contributiva su imprese e famiglie riavviando gli investimenti e la domanda interna».
Anche oggi il Governatore è tornato a farsi sentire sul tema, come riporta l’Ansa:
«C’è “un dato non letto con attenzione” per quello che riguarda il Pil pro capite dei cittadini della Campania. Stefano Caldoro, presidente della Giunta regionale, spiega che a fronte “di una perdita nazionale media di 350 euro, la Campania ne perde 200”. Questo, a suo avviso, indica che “abbiamo recuperato quasi il 50% rispetto al ritardo che avevamo con gli altri”. E’ questo l’elemento che “va letto, perché prendere un dato rigido, che non ha senso dal punto di vista dell’annualità, non è particolarmente corretto né credo che serva perché le performance vanno sempre evidenziate. E tra queste c’è il tema dei finanziamenti”. “Siamo stati capaci di risolvere parte dei problemi storici della Campania – rivendica – questo ha prodotto investimenti che faranno crescere ancora di più il Pil”. “La Campania è ultima da 35 anni per Pil pro capite – ricorda – e c’è una lunga polemica dei vari analisti per i quali non viene ‘letto’ un pezzo del Pil a causa del lavoro sommerso e che la Campania sia il posto dove si produce maggiore sommerso”. “Non so se è così – conclude – la cosa evidente è che la Campania è ultima da anni”.
Insomma, da Santa Lucia è arrivata la ormai solita rilettura e interpretazione dei dati Istat.
Sulle famiglie e sulle imprese della Campania pesano senza dubbio gli effetti della crisi, ma a relegarci sul fondo della classifica nazionale hanno inciso e molto le azioni di questo Governo regionale, come l’assenza di un’adeguata politica di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà e il congelamento di risorse enormi sui Grandi Progetti, mai partiti e che mai partiranno, vedi il Porto il Napoli.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla tassazione nazionale, tra le più alte in tutto il sistema Europa. Ma anche qui, le politiche di Caldoro non hanno fatto mancare il proprio nefasto contributo: in Campania ci sono le addizionali Irap e Irpef più alte d’Italia.
Il paradosso è che, inizialmente, queste erano state giustificate dall’esigenza di rientrare dal debito sanitario. Ebbene, da tempo ormai Caldoro annuncia l’azzeramento di questo debito, ma le addizionali restano purtroppo inalterate e altissime. Insomma, siamo di fronte alla ormai solita mediocrità che ha contraddistinto questi ultimi quattro anni, mentre famiglie e imprese sono allo stremo.
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