In Campania taglio di 132 milioni di euro, più alto d’Italia

Ancora una volta, sono i numeri veri a parlare e a smentire clamorosamente le dichiarazioni fantasiose del professor Vetrella: dal 2010 il Governo Caldoro ha ridotto le risorse per i servizi di trasporto pubblico (gomma più ferro) di ben 132 milioni di euro (-18%), passando dai 719 milioni di euro del 2010 ai 587 del 2012. Si tratta, secondo la Associazione Nazionale delle Aziende Trasporto (ASSTRA), del taglio più forte in Italia, frutto di una scelta tutta politica dell’attuale Giunta Regionale. È davvero ridicolo provare ad affermare il contrario o continuare a nascondersi dietro responsabilità nazionali o eredità del passato.

Crollo dei passeggeri, con 600mila persone lasciate a piedi ogni giorno rispetto al 2010, come risulta dall’ultima rilevazione effettuata dal Consorzio Unico Campania; impennata dell’evasione, arrivata quasi al 30 per cento; conseguente diminuzione degli introiti per le aziende di trasporto, dagli oltre 156 milioni di euro del 2010 ai 135,7 milioni incassati nel 2013, nonostante i vari aumenti di prezzo del biglietto, +23,75% tra 2010 e 2014, che hanno colpito le tasche dei cittadini in questi anni di amministrazione di centrodestra, in ultimo col Tic: ecco la sintesi della cura Vetrella-Caldoro sul trasporto pubblico in Campania, a cui vanno aggiunti i disagi quotidiani subito dai pendolari, lo stato fatiscente di mezzi e stazioni, il ripetersi di episodi di violenza.

Nella gestione precedente a quella di Caldoro, la Regione Campania aveva il più alto rapporto spostamenti TPL – popolazione residente:avevamo, cioè, la migliore risposta dei cittadini all’offerta di trasporto pubblico locale in tutta Italia, con i treni che arrivavano puntuali e un numero di bus in strada in misura tre volte maggiore all’attuale. Oggi, in Campania i fondi destinati ai trasporti rappresentano appena il 2% del bilancio regionale, mentre altre Regioni hanno ridotto altri capitoli di spesa per mantenere il finanziamento al TPL, evitando o riducendo disagi a viaggiatori e lavoratori del settore. Ma per questo Governo regionale il trasporto pubblico è solo un settore residuale e non un servizio ai cittadini, né tanto meno asset strategico di sviluppo dell’economia e di supporto all’offerta turistica.

 

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