Disastro trasporti, le colpe della Regione

L’annuale analisi di Legambiente sulla mobilità in Italia conferma l’assoluto disastro dello stato del trasporto locale in Campania, con le linee di Circumvesuviana, Cumana e Circumflegrea che guadagnano una triste maglia nera. Colpa in parte dei tagli ai trasferimenti, ma soprattutto del fatto che per questo Governo regionale il trasporto pubblico è un settore residuale e non un asset strategico di sviluppo dell’economia e di supporto all’offerta turistica della Campania.

Nella gestione precedente a quella di Caldoro, la Regione Campania aveva il più alto rapporto spostamenti TPL – popolazione residente, pari al  27% contro una media nazionale del 13%, con la Lombardia che si attestava al 22% e l’Emilia Romagna che era ferma al 9%. Avevamo, insomma, la migliore risposta dei cittadini all’offerta di trasporto pubblico locale in tutta Italia, con i treni che arrivavano puntuali e un numero di bus in strada in misura tre volte maggiore all’attuale. Dal 2011, comincia la debacle, non legata solo al “buco” dell’EAV ma alla precisa scelta politica di sacrificare il trasporto pubblico ad altri interessi, riducendo le risorse per i servizi di ben 120 milioni di euro (-23%) rispetto al bilancio 2010. Una diminuzione di quasi quattro volte superiore a quella operata a livello centrale, che è stata  appena del 6%.

Secondo la Associazione Nazionale delle Aziende Trasporto si è trattato del taglio più forte in Italia: regioni come Lazio e Puglia non hanno effettuato tagli, mentre Lombardia, Emilia Romagna, Toscana hanno tagliato solo fra il 5 e il 9%. La situazione disastrosa in cui versa il trasporto pubblico locale in Campania è figlia, insomma, di una scelta tutta politica dell’attuale Giunta Regionale. Alcune Regioni hanno ridotto altri capitoli di spesa per mantenere il finanziamento al TPL, evitando o riducendo disagi a viaggiatori e lavoratori del settore. In Campania, invece, i fondi destinati ai trasporti rappresentano appena il 2% del bilancio regionale.

In questi anni Caldoro e Vetrella hanno depresso il servizio e dequalificato il personale impiegato a tutti i livelli, e oggi si apprestano a varare discutibili gare per la liberalizzazione/privatizzazione dei servizi. Una manovra contro la quale ci siamo già opposti, chiedendo la sospensione delle procedure di bando.

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