Quella dei fondi comunitari è in assoluto la partita più delicata e importante per il presente e il destino dell’economia regionale e dei cittadini campani. Ancora oggi, da Bruxelles arriva un allarme sui ritardi nella spesa certificata per il ciclo 2007/2013, oltre che sul mancato avvio della nuova programmazione 2014/2020, per il quale l’Europa ha presentato oltre 200 rilievi critici alla Campania.
Basta vedere i dati pubblicati sul sito di Open Coesione, relativi all’ultimo monitoraggio del 31 maggio 2015, per verificare le difficoltà della regione: sul FESR finora sono stati spesi 2,689 miliardi di euro sui 4,576 a disposizione, pari al 58,8 per cento del programma. Restano quindi oltre 1,8 miliardi da spendere e certificare nei prossimi sei mesi per non perdere i fondi, considerato anche che da dicembre 2014 a maggio 2015 la spesa certificata è avanzata solo per circa 150 milioni di euro. Per quanto riguarda il FSE, invece, la spesa è a 668 milioni su 788 milioni e restano da spendere quasi 120 milioni entro il 31 dicembre.
Siamo di fronte a risultati insufficienti, soprattutto se consideriamo che i programmi FESR e FSE della Campania nel corso di questi anni sono stati ridimensionati di oltre il 30 per cento rispetto alla dotazione iniziale. Così come resta critica la situazione che riguarda l’avanzamento di spesa del PSR, riguardo il quale è in corso un confronto con la Commissione Europea per mettere in sicurezza le risorse precedenti e far partire il nuovo ciclo.
Bisogna che il nuovo governo regionale si metta subito al lavoro, e in particolare su questo tema: bisogna da un lato farsi sentire in Europa, per provare a riprogrammare quota parte delle risorse e far approvare il piano 2014/2020, e dall’altro aprire una interlocuzione più forte con il Governo nazionale per lo sblocco delle quote di cofinanziamento.
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