I tagli del Consiglio e una proposta, al di là della retorica

Taglio del 70% dei comandati – che da 94 diventeranno una ventina, riduzione del 50% degli stanziamenti per il funzionamento dei gruppi consiliari e per il fondo dell’assistenza alle attività istituzionali, risorse per la comunicazione ridotte di un quarto. Mentre ancora infuriano le polemiche e le accuse alla ‘casta’ e alle amministrazioni regionali, il Consiglio della Campania ha approvato una serie di misure che vanno nella direzione della riduzione della spesa pubblica. In realtà, si è trattato di un’accelerata rispetto al percorso che l’aula aveva già intrapreso da tempo, sin dalla passata legislatura e che va nella stessa direzione delle iniziative già messe in campo dal gruppo regionale del Partito Democratico. Un esempio su tutti: la decisione di mettere online i conti del partito.

I conti del PD in Consiglio sono stati messi online. Una scelta che mi auguro possa essere condivisa anche dagli altri gruppi, in nome di quella trasparenza che dobbiamo soprattutto ai cittadini campani e ai nostri elettori.

Ma il PD ha fatto di più. Prima che venisse approvato un regolamento chiaro in merito il nostro partito ha deciso di far certificare il bilancio da un’agenzia esterna, che dimostrerà come le risorse destinate al PD siano state utilizzate per sostenere le attività del gruppo. Un tema delicato sul quale il Consiglio regionale, approvando il regolamento, ha posto rimedio come non accadeva da decenni.

Così come importante è stata la decisione di azzerare di fatto i lavoratori comandati presso il Consiglio, che hanno pesato sulle casse regionali per circa 6 milioni di euro all’anno. Per quel che riguarda me, dall’inizio della legislatura ho scelto di non avvalermi del loro supporto. Sarebbe stato il caso che il mio esempio fosse seguito anche dagli altri colleghi.

Ora, però, senza farsi travolgere dalla retorica e dal populismo è necessario aprire una discussione serena sui costi della politica e su come questi possano essere sostenuti in una fase delicata come questa. Come si recupera sobrietà, come doverosamente si garantisce trasparenza e regolarità nell’utilizzo anche di un solo euro pubblico. Fare politica ha un costo, che non si può pensare di azzerare tout court con un tratto di penna. Bisogna, piuttosto, attuare regole più stringenti e controlli più severi sull’uso di fondi pubblici. Altrimenti si rischia di passare da un paradosso (la politica costa troppo) all’altro (la politica non ha costi). Col rischio che col tempo si indebolisca la democrazia e si facciano strada altri e più pericolosi elementi di degenerazione.

 

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