Bersani sta muovendo i suoi passi con la caratura che si richiede ad un leader in un passaggio delicatissimo della vicenda istituzionale e politica italiana. Il segretario sta dimostrando di essere in grado di affrontare e gestire una delle fasi più difficili della storia politica del nostro Paese degli ultimi anni, di fatto guidandola. Prima i doverosi e necessari tentativi di comporre un quadro istituzionale a partire da chi ha raccolto più voti nell’ultima tornata elettorale e poi di fronte al rischio di empasse o peggio ancora di ritorni al centro destra, la scelta di chiedere il consenso per la presidenza di Camera e Senato a due personalità del calibro di Laura Boldrini e Pietro Grasso. Due figure non solo autorevoli e prestigiose, ma due profili che rappresentano plasticamente due assi portanti del programma del PD e del centro sinistra: partire dalla difesa degli ultimi, di chi è rimasto indietro; lotta alla camorra e ad ogni forma di illegalità. Ora si parla della fase successiva, quella della formazione del nuovo governo e già si fanno i primi nomi che Bersani avrebbe in mente per ottenere l’ok di tutte le forze: Rodotà, Andrea Guerra, Carlo Petrini, Don Ciotti, Giuseppe De Rita, Emma Bonino, Zagrebelsky, uomini e donne di alto valore che negli anni si sono affermati in campo nazionale ed internazionale nei settori di loro interesse. La fase che stiamo attraversando è troppo critica per opposizioni pretestuose che difficilmente gli italiani capirebbero. Bersani lo sa, e sta dimostrando una enorme caratura politica. Bisognerà vedere, allora, se anche gli altri leader saranno all’altezza della situazione. Per ora sono preoccupato: non sento proposte, ma solo richiami alla piazza e contrapposizioni a prescindere. L’Italia, le nostre famiglie, le nostre imprese non possono reggere alla crisi e soprattutto alle non scelte. Ci vogliono coraggio e responsabilità.