Il dovere di dire dei No.

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Il 9 luglio scorso la stampa italiana ha scioperato determinando il completo black out dell’informazione.

Una mobilitazione giusta e doverosa per porre al centro dell’attenzione del paese il tentativo, condotto pervicacemente da Berlusconi e dal Governo da lui guidato, di limitare la libertà di stampa delimitando di fatto il diritto dovere di cronaca. Della legge sulle intercettazioni si è parlato molto, il nostro Paese grazie a una rinnovata coscienza civile, ha riscoperto il gusto dell’indignazione alzando il livello di opposizione al decreto Alfano. Tuttavia quello che mi colpisce è che si è posto poco l’accento su un punto, a mio avviso fondamentale.

La legge sulle intercettazioni rappresenta davvero la priorità per questo Paese? In una fase di crisi economica così acuta e pesante e di fronte a una manovra correttiva che taglia risorse fondamentali agli enti locali, strozzando la crescita e mettendo alle corde il Mezzogiorno, già martoriato dallo scippo dei fondi FAS, è possibile che un Governo “responsabile” si preoccupi di qualche pubblicazione di telefonate sui quotidiani? Il tutto nel mentre le Regioni e i Comuni, indipendentemente da chi sono guidati, protestano vivamente e intere categorie sono in ginocchio, è ammissibile che la destra berlusconiana sia presa dalla crociata assurda e antistorica contro i giudici? Mi rendo conto che le mie domande possono sembrare retoriche. Il tema è che in nessun paese civile queste domande si porrebbero. A Sarzoky o a Frau Merkel non verrebbe mai in mente di imbavagliare la stampa o di limitare l’uso di uno strumento fondamentale per le indagini di tanti magistrati. Non si capisce perché a Berlusconi ciò debba essere consentito.

Per giunta con l’aggravante che questa legge nasce e ne viene accelerato l’iter, all’indomani degli scandali che riguardano la “cricca” legata all’imprenditore Anemone con il coinvolgimento compiacente di tanti esponenti vicini o organici all’area di Governo. Come gruppo regionale del Pd abbiamo detto il nostro no al decreto Alfano, al contempo abbiamo chiesto al governo regionale di pronunciarsi su ben altre priorità. Sono mesi che attendiamo proposte di aiuto su alcune emergenze: lavoro, scuola, rilancio del sistema delle piccole e medie imprese, ricerca e università, sui nostri giovani che qui rappresentano una comunità di 1 milione e 800 abitanti. Sono trascorsi i fatidici 100 giorni da quando il centrodestra ha conquistato la Regione. Nulla è stato fatto su questi temi, solo la cieca cancellazione di alcuni atti fondamentali per la vita della nostra comunità. Dal reddito di cittadinanza, al credito d’imposta per le nostre imprese, all’eliminazione di 2400 borse lavoro finalizzate alla prima occupazione per altrettanti giovani. Atti di Governo promossi dalla Giunta Bassolino che sono stati fatti passare per clientele e piaceri fatti agli amici degli amici. Tornando al tema delle intercettazioni, consiglio al Governo nazionale di occuparsi di ciò che agli italiani sta più a cuore. La ripresa dei consumi, la difesa del salario, la crescita economica ed occupazionale. E al Governo regionale direi di prendere esempio dalle giunte di realtà guidate sempre dal centrodestra, che non rinunciano a dire a Berlusconi e Tremonti dei No netti ed inequivocabili.

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