Ieri c’è stato un lungo confronto della direzione regionale del PD per discutere del risultato elettorale, provare a ragionare su ciò che di noi non ha funzionato, sulla qualità della nostra comunicazione, sul perché non siamo percepiti nella società come un’alternativa credibile ed un riferimento solido ai suoi bisogni. Una discussione molto dura, alla quale mi avrebbe fatto piacere partecipare se non fossi stato impedito da una febbre mai più odiata e inopportuna come in questa circostanza. Stamattina ho letto i resoconti di stampa. Era senza dubbio necessario avviare subito il dibattito tra di noi: immagino solo per un attimo se non fosse stata convocata la direzione nei tempi opportuni la pioggia di critiche a cui ognuno di noi avrebbe partecipato senza indulgenza contro il gruppo dirigente regionale a partire dal suo segretario. Eppure, sfogliando le pagine dei quotidiani, per una drammatica coincidenza ed un destino cinico, le nostre ragioni questa mattina appaiono quasi una nota suonata fuori tempo, fuori contesto, fuori dalla storia della nostra città e della nostra gente. Questa mattina, migliaia di cittadini si sono dati appuntamento a Città della Scienza; qualche centinaio di giovani si è ritrovato al Lanificio 24 per discutere di problemi che riguardano la loro vita e per trovare assieme soluzioni e motivazioni per non andare via dalla nostra terra e costruire qui il proprio futuro; Napoli prova a rimettere insieme le fila di un confronto che riguarda le viscere del nostro territorio da cui dipendono la vita in superficie, dopo il crollo del Palazzo alla Riviera di Chiaia. La nostra comunità sembra ritrovarsi, ahimè solo dopo le ultime tragedie. La comunità politica con tutti i protagonisti delle ultime “rivoluzioni”, quelli di un sistema sotto accusa, quelli della “rete”, insieme ai nomi e cognomi della gente comune, quella più povera, quella di un ceto medio che arranca e quella “borghesia illuminata” che sembra voler riaccendere una luce che aveva spento da tempo. Ci si ritorna ad interrogarsi su Napoli e la Campania, si ritorna ad identificarsi e a ritrovarsi nel dolore e nella rabbia, sul rapporto tra le viscere del nostro territorio e la superficie. Questo risveglio, questo ritrovato orgoglio di appartenere ad una comunità che difende la sua storia, che reagisce, che manifesta, che discute, che si organizza, che esprime solidarietà, che sta nel presente è un movimento nel quale il PD deve saper “sciogliersi”, deve alimentarsi di questa vitalità che è oltre noi e che spesso ci attraversa senza che noi ce ne rendiamo conto. Rimescoliamoci con la gente, aggiorniamo il nostro linguaggio con un nuovo vocabolario, ritorniamo ad ascoltare il nostro tempo, evitiamo di metterci al di fuori della storia… proprio adesso….. questa volta sarebbe un viaggio senza ritorno!!!