La serieta’ e la farsa

Una farsa bella e buona. Quella andata in scena fino a ieri sera sull’asse Roma-Napoli, tra via dell’Umilità e piazza Garibaldi non può che essere definita così. Prima i litigi, le urla, gli scontri. Poi il mistero delle liste scomparse, la corsa a firmare dei candidati, la consegna dei documenti last minute in Corte d’Appello. Non riesco davvero a capire come, in queste condizioni, il PDL abbia ancora il coraggio di presentarsi come alternativa credibile alle forze progressiste italiane. Il Popolo delle Libertà è stato a lungo il più forte partito italiano. Oggi, al culmine della sua parabola discendente, è un partito che, sotto la minaccia di ritorsione di uno dei suoi membri più rappresentativi, non riesce a trovare la forza e il coraggio di escluderlo dai giochi. E, quando lo fa, sceglie di tenerlo fuori non per motivi di opportunità morale ed etica, ma solo per mero calcolo elettorale: tenere fuori Cosentino – e gli altri ‘impresentabili’ – dalle liste farebbe guadagnare in un sol colpo due punti percentuali al centrodestra.
L’ho già scritto in passato, lo ripeto: lo psicodramma-farsa delle scorse ore è l’ulteriore dimostrazione di come queste elezioni, siano cruciali perché non rappresentano tanto un confronto tra diverse idee di società, quanto di due diversi modelli etici. Quello delle forze progressiste del Paese, che fa della lotta alla camorra e ad ogni forma di illegalità una pratica di vita, e quello del centrodestra, che fa fatica a dire con nettezza e senza imbarazzi da che parte sta.

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