Ma Caldoro vive su Marte?

Queste sono le dichiarazioni di oggi di Stefano Caldoro, intervenuto all’Assemblea provinciale di Confindustria Salerno: “Non c’è più il rischio default. Lo dico a chi ci ha guardato con diffidenza, a chi non capiva le nostre politiche virtuose. Abbiamo rimesso i conti in ordine, non produciamo più debito. Rappresentiamo una novità: la Campania da Regione canaglia è diventata un esempio. Non c’è più la vecchia logica dell’indebitamento per la spesa corrente, il colesterolo non buono; in un momento di crisi abbiamo tenuto insieme i due pilastri: sostegno al lavoro e misure per le imprese. Lo abbiamo fatto con le misure del piano di azione e coesione. Paghiamo le imprese, tre miliardi, con il Dl 35, unici in Italia senza aumentare le tasse, ed arriveremo ad investire risorse che altri non hanno. Al netto dell’Expo non ci sono regioni in Italia che nei prossimi anni faranno quello che farà la Campania”.

Ancora una volta, il governatore Caldoro sembra vivere su Marte, vista la mancanza di ogni fondamento di realtà in quello che dice. Siamo la capitale italiana della disoccupazione, abbiamo un preoccupante aumento della migrazione giovanile e lui stesso ha già portato le aliquote Irap e Irpef al livello più alto del Paese, ma per il governatore siamo un modello. Forse in negativo, da non seguire. E, inoltre, Caldoro sembra non essersi accorto del fallimento della sua maggioranza in Consiglio regionale, non certo all’altezza dei suoi annunci né delle difficoltà del momento.

Caldoro si dovrebbe concentrare sui problemi seri dei cittadini e delle imprese anziché dedicarsi a questi voli pindarici di fantasia, e prestare maggiore attenzione alla scelta delle parole: se il riferimento al “colesterolo non buono” appare ridicolo, il passaggio sulla “Regione canaglia” è decisamente grave e offensivo per l’istituzione che guida e rappresenta.

Il Dl 35, di cui il governatore si vanta perché farà arrivare risorse e non produrrà debito, è un provvedimento del Governo nazionale di cui la Regione, al pari delle altre, può giovare, indebitandosi col Ministero del Tesoro e sottoscrivendo un contratto di mutuo della durata di 30 anni, sia pure gravato di un tasso d’interesse favorevole, la cui rata d’ammortamento graverà anno dopo anno sul bilancio regionale. E, inoltre, parte notevole delle somme riscosse servirà alle imprese ad alleggerire la posizione verso i propri creditori. Una boccata d’ossigeno, peraltro in ritardo, quindi, ma nessun regalo né intervento in grado di determinare sviluppo e crescita o fare aumentare il nostro Pil.

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