Meno bavagli, più crescita.

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Le parole che il Presidente del Consiglio ha pronunciato ieri di fronte alla platea di Confcommercio sono di una gravità inaudita. 

Della legge sulle intercettazioni si è parlato molto, il nostro paese grazie a una rinnovata coscienza civile, ha riscoperto il gusto dell’indignazione e anche grazie alla mobilitazione della stampa l’opposizione al decreto Alfano è stata maggiormente efficace.

 Tuttavia quello che mi colpisce è che si è posto poco l’accento su un punto, a mio avviso fondamentale. La legge sulle intercettazioni rappresenta davvero la priorità per questo paese? 

In una fase di crisi economica così acuta e pesante e di fronte a una manovra correttiva che taglia risorse fondamentali agli enti locali, strozzando la crescita e mettendo alle corde il Mezzogiorno, già martoriato dallo scippo dei fondi FAS, è possibile che un Governo responsabile si preoccupi di qualche pubblicazione di telefonate sui quotidiani? Nel mentre le Regioni e i Comuni,indipendentemente da chi sono guidati, protestano vivamente e intere categorie sono in ginocchio, è ammissibile che la destra berlusconiana sia presa dalla crociata assurda e anti storica contro i giudici? Mi rendo che le mie domande possono sembrare retoriche. Il tema è che in nessun paese civile queste domande si porrebbero. A Sarzoky o a Frau Merkel non verrebbe mai in mente di imbavagliare la stampa o di limitare l’uso di uno strumento fondamentale per le indagini di tanti magistrati.

Non si capisce perché a Berlusconi ciò debba essere consentito. Per giunta con l’aggravante che questa legge nasce e ne viene accelerato l’iter, all’indomani degli scandali che riguardano la “cricca” legata all’imprenditore Anemone con ilcoinvolgimento compiacente di tanti esponenti vicini o organici all’area di Governo.

Da quando ho iniziato il mio impegno politico e civile ho sempre saputo e pensato che esistono delle priorità. E francamente, non mi pare che per il nostro paese la legge sulle intercettazioni rappresenti una priorità. Anzi. Ieri in consiglio regionale come gruppo PD abbiamo protestato contro il decreto Alfano e rientrati in aula, abbiamo ascoltato la relazione dell’assessore al Bilancio Giancane. Una relazione deludente che elude alcune problematiche di spesa, un’ idea di sviluppo e di crescita della Regione Campania.In questo quadro l’assenza del Presidente Caldoro e’ tanto più grave perché è avvenuta in una seduta nella quale si doveva discutere di come la manovra correttiva va ad incidere sulla nostra comunità.Invece di discutere di intercettazioni consiglio al Governo nazionale di occuparsi di ciò che agli italiani sta più a cuore. La ripresa dei consumi, la difesa del salario, la crescita economica ed occupazionale. E al Governo regionale direi di prendere esempio dalle giunte di realtà guidate sempre dal centrodestra, che non rinunciano a dire a Berlusconi e Tremonti dei No netti ed inequivocabili.

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