Pensiamo al futuro! Costruiamo un domani ascoltando i ragazzi

Molti ragazzi stanno vivendo questa emergenza come la loro prima esperienza collettiva. Ci sono state generazioni che hanno vissuto eventi collettivi e scoperto di essere parte di un Paese durante momenti di confronto politico, durante eventi sportivi internazionali o durante conflitti sociali. 
Oggi invece i nostri ragazzi stanno conoscendo quella sensazione di appartenenza nazionale stando chiusi nelle loro stanze, osservando delle finestre il mondo che gira, vivendo sui balconi la socialità, incontrando gli amici sui social e vivendo i rapporti umani attraverso i loro smartphone.
A loro, al grande sacrificio di fermare per alcune settimane la loro gioventù, la loro socialità, il loro vivere le piazze, deve andare il nostro pensiero su ciò che gli offriremo dopo, sul mondo che per loro dovremo ricostruire. 
Quei ragazzi ci avevano dato già la sveglia riempiendo le strade delle nostre città per chiedere un sistema produttivo che non distruggesse la natura. Avevano provato ad avvertirci che era giunto il momento di cambiare rotta e di mettere in discussione i nostri sistemi di sviluppo e di consumo. 
Per ricostruire il nostro mondo domani dovremo ripartire da loro, dalle loro preoccupazioni. 
Solo ascoltando le loro idee riempiremo di nuovo le strade e torneremo ancora a produrre ma lo faremo con più attenzione e con più rispetto per il pianeta e per chi lo dovrà abitare in futuro.

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