Altro brutto colpo per il Porto di Napoli. Mentre il nodo-Presidenza è ancora tutt’altro che sciolto, arriva una notizia che è davvero una mazzata: a causa di carenze infrastrutturali e costi di approdo eccessivi, da maggio il gigante Cosco è intenzionato a dire addio alla nostra città. Che rischia di perdere quindi l’unica linea regolare diretta di collegamento con Cina ed Estremo Oriente, che con 110mila teu l’anno rappresenta il 35% del traffico container nello scalo partenopeo…
Il Porto di Napoli continua nella sua progressiva perdita di competitività, nell’indifferenza degli attori principali della politica locale, che nel 2013 ha già portato a un calo del -12,8% nel traffico container rispetto all’anno precedente: il primo porto del Mediterraneo resterà ancora più emarginato dalle correnti di traffico internazionali, ormai avviato a una mesta retrocessione a scalo regionale. Gli effetti di questa situazione inizieranno a sentirsi nei prossimi mesi, e dell’inevitabile cambio della catena logistica soffrirà soprattutto la nostra economia regionale, perché sia le merci in import sia in export saranno gravate da maggiori costi e rese più lunghe, come lamentano gli operatori.
È ora che il Governatore Caldoro e il Sindaco De Magistris, che pure siedono nel Comitato Portuale, si diano finalmente una mossa, iniziando a interessarsi concretamente dello scalo partenopeo. Bisogna metter fine al commissariamento, innanzitutto, indicando un Presidente che sia in grado di assicurare autorevolezza, competenza e certezza nel governo del Porto, che un incarico a termine non può garantire. E quindi uscire dalle ipotesi e dal libro dei sogni per iniziare ad adeguare il nostro scale alle sfide che il mercato richiede, partendo dai necessari lavori di adeguamento infrastrutturale.
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