Il risultato delle elezioni primarie è netto. Non semplicemente perché c’è un nuovo segretario nazionale del Partito Democratico eletto con un consenso enorme, fatto di per sé straordinario. Ma anche perché gli iscritti, e soprattutto gli elettori, hanno premiato e si sono identificati con la proposta politica che più ha saputo incarnare quell’ansia di cambiamento che vive dentro la società italiana.
Certo, guardando le liste degli eletti all’assemblea nazionale collegati a Renzi c’è uno scarto enorme tra la novità rappresentata da Matteo e la sua declinazione. Vedremo in corso d’opera quanto peserà nella direzione quotidiana del partito il sostegno giunto da dirigenti ed eletti particolarmente “ingombranti”, diciamo così, sul terreno del rinnovamento.
Quella che ritengo la vera sfida per il nuovo segretario è costruire una dimensione inclusiva del partito, dove ciascuno, a partire dalle proprie idee, si senta a casa sua, dentro una casa comune, una comunità plurale.
È ciò che non siamo riusciti ad essere in questi anni, sin dal 2007, dalla nascita del Pd. E questa è una parte della sfida.
L’altro segnale che arriva forte dal voto delle primarie è che chiunque si candida a dirigere il partito, ad ogni livello non può non tener conto che volti e nomi devono appartenere ad una storia diversa, nuova, che ispiri fiducia, che abbia fame di futuro, più curiosa, con sguardo lungo ed allo stesso tempo umiltà ed autorevolezza nel saper leggere, interpretare e cambiare una società ingiusta e diseguale.
Io ho sostenuto Gianni Cuperlo, convintamente. La Campania, il Sud più in generale, Napoli sono state le realtà dove il consenso intorno a Cuperlo è stato più consistente che nel resto del Paese. È un altro dato inequivocabile. E se a questo aggiungiamo i risultati di Pippo Civati, allora ancora più evidente si manifesta il perimetro largo di una sinistra che dentro il PD e nel Paese c’è, vuole contribuire a costruire e radicare il PD, vuole che il PD sia soprattutto la possibilità di guardare il mondo con gli occhi degli ultimi, con chi nella crisi è rimasto indietro e rischia di perdersi.
Mi riferisco soprattutto ad una giovane generazione in difficoltà e per troppo tempo tradita dalla politica, nei suoi sogni e nelle sue aspettative.
Proviamo a stare tutti dentro questo nuovo solco, e misuriamo la capacità di un gruppo dirigente rinnovato e motivato. Insieme giudicheremo se avrà merito ed autorevolezza per portare il principale partito alla guida del Paese.
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