Rendere sicure le strade, i quartieri, i comuni, significa rendere migliore la vita delle comunità che abitano le nostre realtà, significa aumentare la vivibilità dei nostre territori, significa dare tranquillità e serenità alle famiglie campane.
“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.” (Giovanni Falcone)
Le parole di Giovanni Falcone sono ancora oggi utili a capire quanto sia fondamentale trattare la criminalità organizzata come qualcosa di umano, come un processo che può essere contrastato, invertito, annullato. Non servono eroi, non servono martiri, serve impegno, presenza e azione concreta da parte della Stato.
Una Campania sicura significa una Campania dove funzionano i servizi, dove nessuno si senta abbandonato, dove nessuna bambino e nessun bambino deve più crescere senza avere alternative al crimine.
Una Campania sicura, significa una Campania dove ogni ragazzo possa scoprire nella formazione, nella cultura, nello sport e nell’arte il proprio futuro.
Una Campania sicura significa una Campania più giusta, più unita e più forte.
Proposte:
UN’INFANZIA PROTETTA
Aumentare gli spazi, i momenti e luoghi fisici per la formazione dei bambini e delle loro famiglie in quei territori che rappresentano quel margine dove troppo spesso lo Stato arriva in ritardo. Per questo vanno garantite e sostenute esperienze positive come quelle dei Punti Lettura.
LE STORIE DELLE VITTIME PER RICOSTRUIRE
In questi anni ho lottato fianco a fianco con l’associazione dei familiari delle vittime di camorra Polis. Insieme abbiamo rotto alcuni pregiudizi. Sono le vittime, i loro familiari, che devono avere voce. Le loro storie, le storie dei loro cari, le difficoltà che incontrano. Da loro da queste esperienze non è mai emerso rancore o voglia di vendetta. Da queste storie nasce invece la possibilità di costruire ponti tra vittime e carnefici, per arrivare alla base di ciò che è accodo, alle motivazioni reali della violenza. Per questo con loro voglio costruire percorsi formativi che possano offrire nuove possibilità e nuove prospettive a chi forse proprio per assenza di occasioni ha scelto di sbagliare.