Sul voto del 12 Giugno.

All’esito delle elezioni di domenica scorsa Il PD si attesta come primo partito, la Lega arretra al Nord, suo insediamento storico, i Cinque Stelle confermano la difficoltà ad essere riconoscibili quando si tratta di scegliere il governo dei Municipi, la destra attribuisce a Fratelli d’Italia e alla sua leader il primato in questa competizione.In Campania il voto complessivamente premia i sindaci uscenti, le coalizioni orientate nel campo di centro sinistra, con tanto di protagonismo delle più diverse liste civiche a danno dei partiti nazionali i cui simboli, ad eccezione di qualche città, sono scomparsi dalla scheda elettorale.Anche nella nostra regione il PD si afferma alla guida di città importanti e comunque come baricentro delle coalizioni vincenti in particolare nell’area metropolitana di Napoli e nella provincia di Salerno.Leggo tante dichiarazioni sul voto. Dirigenti politici parlano di “modelli vincenti”, di un voto che premia il “campo largo”, dell’”importanza e del ruolo delle forze moderate”, che “conferma le ragioni di un’alleanza con il M5S” altri che ne traggono invece conclusioni diametralmente opposte. Ogni elezione ha la sua storia e nel voto amministrativo, tanto più nel terzo millennio, ogni città ha la sua specificità. Guardiamo ad esempio cosa è accaduto nel napoletano:A Nola abbiamo vinto in alleanza con i Cinque Stelle che hanno in questo comune il loro migliore risultato tra le città campane e d’Italia, 13,6% con il PD al 5,43%. A Portici stravince Enzo Cuomo con l’81,74%, il PD è al 19,13%. Qui il M5S si opponeva al nostro candidato e si ferma al 5,47%.
Ad Acerra eravamo in alleanza con il M5S ma abbiamo perso, con il PD al 2,11% e i Cinque Stelle al 3,56%.
A Sant’Antimo vince il centro sinistra con Massimo Buonanno, il PD è al 25,45%, i cinque stelle non hanno presentato la lista. A Somma Vesuviana vince il Sindaco uscente in alleanza con i 5 stelle (5,78%), perde il PD (9,25%) con il suo candidato. E tanto altro ci sarebbe ancora da dire sugli altri comuni.

Difficile individuare un “modello vincente”. Se ci fosse, potremmo procedere con esperienze fotocopia e dormire sonni tranquilli in vista delle elezioni politiche del prossimo anno.
La verità (almeno questa), è che si conferma una differenza enorme tra il voto comunale e quello politico nazionale. Nella competizione comunale la differenza la fa soprattutto la forza del candidato sindaco, la sua esperienza se si tratta di un uscente, la sua capacità di stare ancorato ai bisogni veri della città e della gente, la sua capacità comunicativa, le idee chiare sulle cose da fare nella vita quotidiana dell’amministrazione, la sua riconoscibilità, prima ancora che le liste collegate. Le formule geometriche applicate alla politica quando si decide il governo delle città non appassionano gli elettori tanto più oggi alle prese tra il caro vita (bollette, benzina, mutui, costo del latte, del pane, della frutta) e le ferite ancora profonde lasciate dalla pandemia a cui si aggiungono le conseguenze della guerra.La vicenda politica nazionale è assolutamente fluida. Gli scossoni determinati dal voto tra le forze politiche e dentro le forze politiche saranno pesanti e dagli esiti incerti per le attuali leadership. Bisogna attraversare queste acque agitate rimanendo “ancorati” alla vita reale del Paese che deve fare i conti con le difficoltà enormi per gli italiani. Allora la “formula vincente” ma anche la più difficile da affermare è parlare un linguaggio semplice, comprensibile, parlare di lavoro stabile, sicuro, di paghe adeguate a reggere la fase e dare dignità alle famiglie, di sostegno alle fasce deboli, di nuove opportunità di vita per i giovani e le donne grazie alle risorse del PNRR, ma anche di un Paese con meno burocrazia e dunque più efficiente e utile per cittadini e imprese. Un’Italia protagonista dentro la “nuova” Europa ed i suoi valori fondanti.Un Paese senza disuguaglianze territoriali e di genere.

In una sola parola: “concretezza”!Intorno ad obiettivi chiari che offrono risposte veloci ai bisogni più immediati del Paese si disegna il perimetro delle future e nuove alleanze. L’importante che il “baricentro” rimanga il destino del Paese e non quello delle carriere personali. Proprio perché il contesto sociale dell’Italia è così fragile la politica dovrà dimostrare di essere all’altezza della sfida altrimenti il rischio che in qualche “laboratorio” possa nascere una nuova leadership al di fuori e al di sopra degli attuali protagonisti, però in grado di intercettare le paure, al tempo della rete e dei social è sempre possibile!

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