In Campania viaggia veloce solo la fantasia di Caldoro. Noi non rinunciamo a parlare e a proporre soluzioni alternative, come abbiamo provato a fare in questi anni, e se Caldoro avesse avuto sensibilità istituzionale e rispetto del ruolo del Consiglio e dell’opposizione avrebbe ascoltato la nostra voce anche in Aula, come nei cinque consigli monotematici richiesti dalle forze d’opposizione per discutere delle mozioni di non gradimento dell’assessore Vetrella e dello stato del trasporto pubblico in Campania, ai quali è risultato sempre assente.
Il Presidente continua a fare il giocoliere con i numeri e a offuscare la realtà, anche quando parla del primato della Regione nell’aver bandito le gare per la liberalizzazione. Caldoro, infatti, omette un piccolo dettaglio, e cioè il motivo vero che ha spinto le aziende di servizio a ricorrere al Tar e ottenere la sospensiva.
Né le stesse aziende, né i sindacati né i partiti di opposizione si sono pregiudizialmente opposti al processo di liberalizzazione, ma sono sicuramente contrari al rischio di aprire le porte a discutibili privati, come già si è verificato a proposito del fallimento di Eavbus. Nel merito, poi, si è contestato l’impianto stesso dei vari lotti di gara, e in particolare i requisiti richiesti, che nei fatti escludono quasi tutte le aziende del settore, da Anm a Ctp, a meno di un ricorso all’avvalimento, e l’assenza della cosiddetta clausola sociale per garantire i livelli occupazionali seppur nell’ambito di una riorganizzazione del personale attualmente in servizio.
Ancora un altro esempio: a Bologna in ambito urbano sono eserciti 18,5 milioni di km per una popolazione di 380.635 abitanti. Secondo le gare indette dal duo Caldoro-Vetrella, per il milione di cittadini napoletani sono previsti solo 13 milioni di km. In pratica, un bolognese ha circa 4 volte più possibilità di utilizzare un autobus in città di quanto venga concesso a un napoletano. Dunque bene ha fatto il Tribunale Amministrativo ad approfondire il merito di bandi di gara dal cui esito dipenderà il futuro di migliaia di lavoratori e soprattutto il diritto alla mobilità in una regione di 6 milioni di abitanti.