Una rubrica del Denaro aperta alla discussione sul tema del rinnovamento degli schieramenti politici e della classe dirigente.

Parlare di rinnovamento e ricambio della classe dirigente è appassionante e rischioso. Appassionante perché per quanto mi riguarda, si tratta di un tema che è la bussola di ogni mia iniziativa politica, e rischioso perché spesso si ripetono le stesse parole e le stesse ricette. Partiamo da un dato positivo.

Il nuovo consiglio regionale della Campania vede fra i suoi eletti, oltre al sottoscritto, altri sette consiglieri che hanno meno di quarant’anni. E’ un numero ancora modesto ma si tratta di una vera rivoluzione nell’ambito della nostra assise. E’ segno che nella Regione più giovane d’Europa qualcosa inizia a muoversi nella sensibilità dell’elettorato. Colgo in questo fatto una voglia da parte dei cittadini campani di investire su giovani esperienze e sensibilità che intendono assolvere con rigore ed entusiasmo a un’indispensabile funzione istituzionale. Ed è necessaria in tal senso una grande cooperazione trasversale si questi temi fra i giovani eletti in consiglio.

La difesa degli interessi e l’interpretazione autentica dei bisogni di una giovane generazione in movimento hanno rappresentato e rappresentano come dicevo, la stella polare della mia attività politica.

Non a caso il refrain della mia campagna elettorale è stato “La Campania giovane”. Ho impostato i miei incontri e le mie iniziative tentando di farmi carico di quella richiesta diffusa, che vorrebbe la politica più vicina nei temi e nel linguaggio alle istanze di quel milione e ottocentomila abitanti con meno di trent’anni e che risiedono nella nostra terra. Parallelamente alla mia funzione di consigliere regionale ho voluto che la Campania giovane diventasse un network capace di elaborare idee e proposte politiche, istituzionali e socialie.

La struttura di Campania giovane, web radio portale e mensile free press, è curata da under 25. Il mio ufficio stampa è guidato da un professionista di ventitré anni. Lo dico non per presunzione o perché intendo propormi come esempio, ma per affermare che se si vuole davvero puntare sui giovani bisogna farlo nella pratica quotidiana. Non possiamo parlarne soltanto.

La nostra generazione ha un occasione storica. Quella di rinnovare davvero la società italiana, com’è avvenuto nel tempo in Spagna con Zapatero, negli Stati Uniti con Obama e in Gran Brategna con Cameron. Questi leader sono stati eletti perché in quei paesi tanti giovani hanno fatto rete e si sono alleati consapevoli che il treno del ricambio non passa molte volte. Si sono trovati per cambiare stile, linguaggio, processi decisionale e ovviamente anche gli interpreti. Occorre un atto di coraggio. Non possiamo attenderci che qualcuno magari più grande di noi, ci dia il permesso per dare vita a questa grande rivoluzione generazionale e riformatrice. Sarebbe un errore che non ci perdonerebbero i nostri coetanei e probabilmente non ci perdoneremmo noi stessi.