Alcune riflessioni sulla Coppa America

Che sia una buona notizia è fuor di dubbio. Che le Istituzioni campane tutte, a prescindere dagli schieramenti, abbiano lavorato in sinergia pure (e questa è davvero una buona notizia. Magari ci fosse stata anche quando, in passato, la Campania ha vissuto emergenze drammatiche). Che questa sia un’opportunità unica e irripetibile per il rilancio dell’immagine della città, beh, questo è tutto da vedere. Perché se è vero che alla fine le vele arriveranno a Bagnoli, è pur vero che a Napoli dopo un tira e molla durato tanti, troppi giorni (e dopo decine di fughe in avanti troppo precipitose da parte di chi avrebbe fatto bene a tenere un profilo più basso), alla nostra città è stato dato poco più che un contentino. Non le finali della Luis Vuitton Cup (la Champions League della vela, che Napoli fu ad un passo dall’aggiudicarsi una decina di anni fa), e neppure le World Series dell’America’s Cup (l’Europa League): i catamarani che solcheranno la costa flegrea si sfideranno nelle pre-regate dell’America’s Cup (i preliminari di Europa League). Sarà quindi complicato, come pure è stato detto prima che le World Series finissero a Venezia, utilizzare gli eventuali introiti per ripulire Bagnoli. A Napoli, dell’enorme flusso di denaro legato alla Coppa America arriveranno gli spiccioli. L’augurio, allora, è che si sfrutti per prima cosa quanto di buono è stato fatto finora, sbloccando ad esempio tutti i cantieri nell’area ex Italsider già pronti e fermi da mesi per lo stop della Regione. Poi, che i lavori necessari allo svolgimento dell’evento siano realizzati nei tempi e, cosa molto più importante, siano pensati per durare nel tempo. Se così non dovesse essere, meglio rinunciare.

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