A Castellammare di Stabia un altro pezzo di storia se ne va: la storica stazione delle ferrovie dello Stato da oggi è ufficialmente chiusa. Non voglio entrare nel merito della decisione, non è questa la sede. So che ora i pendolari dovranno raggiungere in autobus Torre Annunziata con qualche scomodità in più, ma che in città chi si muove in auto non dovrà più subire i passaggi a livello. Eppure il peso simbolico di quella chiusura è enorme. È l’immagine di una città che stacca un altro pezzo dal resto d’Italia, l’ennesimo dopo le fabbriche che nell’area stabiese hanno chiuso i battenti. Resta solo Fincantieri, ultimo vero baluardo produttivo di Castellammare. Chissà per quanto. Perché il tempo passa, la Regione continua a nicchiare, e non è ancora stata presa una decisione rispetto ai risultati dello studio di fattibilità del RINA, che apre a due possibilità: la costruzione di una infrastruttura leggera, per imbarcazioni più piccole, e di una pesante, per le grandi navi. Caldoro dica una volta e per tutte se le risorse per i cantieri ci sono e Fincantieri assicuri di voler ancora assicurare commesse per lo stabilimento campano quanto prima. Di tempo per sventare l’ennesima chiusura a Castellammare ce n’è sempre meno.