La Campania che sotterra la storia

Malgrado gli annunci dei mesi scorsi e le promesse di un impegno da parte della Regione Campania, la Soprintendenza ha stabilito che il Villaggio preistorico di Nola dovrà essere interrato. Per salvaguardare il sito in attesa dei fondi necessari per metterlo in sicurezza e poi valorizzarlo e aprirlo al pubblico, dice. Eppure non riesco ad accettare l’idea che si debba rinunciare tout court ad una occasione di rilancio per il territorio di Nola e dell’intera area dell’agro-nolano, capace di creare un indotto turistico. Ma serve soprattutto ragionare in modo più ampio per mettere “in rete” le tante aree sulle quali negli anni sono venute alla luce ritrovamenti di tracce di vita preistorica. È tempo che la Regione Campania, il Governo, la Soprintendenza lavorino per una strategia più articolata che guardi ai cosiddetti “siti minori” come una ulteriore opportunità per ampliare l’offerta turistica di questa regione e recuperare ad una piena fruibilità intere aree del territorio. L’area dell’agro-nolano, con i tanti resti dell’era preistorica venuti alla luce da Palma Campania a Poggiomarino, a Roccarainola, a San Paolo Belsito passando per Cimitile e arrivando fino a Nola rappresenta di per sé un percorso naturale dell’era preistorica che va tutelato e valorizzato. E invece oggi è un problema al quale si risponde rinviando la soluzione, ovvero scegliendo il “male minore” e cioè ancora una volta l’interramento dell’area interessata. La giunta Caldoro, a partire dagli assessorati che hanno più diretta competenza su questa vicenda, verifichi più nel dettaglio la praticabilità delle proposte emerse durante i mesi precedenti. Anche perché, a ben vedere, le risorse per salvare il Villaggio ci sono: penso, ad esempio, ai fondi FESR, e in particolare quelli sul Fondo di Sviluppo e Coesione del PAIN attrattori culturali per i quali la Regione proprio in questo momento è in fase di riprogrammazione. Longola e i reperti trovati nel Villaggio preistorico in poco tempo hanno già fatto il giro del mondo, con esposizioni in alcuni dei più importanti musei europei e non solo. Restiamo noi, che invece che esporre i pezzi unici dell’età del bronzo, preferiamo sotterrarli.

 

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