Napoli ha espresso ieri tutta la sua frustrazione nei confronti di una Ztl architettata da un’Amministrazione comunale sorprendentemente cieca e sorda verso cittadini e commercianti, categorie riunitesi davanti Palazzo San Giacomo per esprimere tutto il proprio dissenso, contro ilsindaco Luigi deMagistris e l’assessore Anna Donati.
Fatto insolito, probabilmente storico, è che a protestare insieme agli abitanti delle periferie (che lamentano un totale abbandono) è stata la borghesia napoletana, anch’essa oramai esausta dalla mancanza di confronto sul tema delle limitazioni al traffico cittadino. Una città unita, ma purtroppo nell’esasperazione.
Nel tentativo di interpretare questo disagio, penso che la Ztl rappresenti di per sé una grande conquista di civiltà, elemento che può qualificare una città come davvero moderna, al pari di grandi metropoli europee (Londra e Amsterdam rappresentano gli esempi più ambiziosi ai quali ispirarsi). Ma è questa Ztl, quella imposta ai cittadini, senza confronto né dialogo, caratterizzata da una nota di presunzione da parte della Giunta comunale, a rappresentare invece un terreno di scontro per una città che necessita terribilmente di soluzioni.
Si è voluto creare qualcosa di mediaticamente efficace, piuttosto che un progetto qualitativamente valido da regalare alla città. Inoltre in questo momento storico il Trasporto pubblico campano è stato assolutamente smantellato a livello regionale dalla Giunta Caldoro, con i napoletani (e i campani) costretti,quando possono, all’auto. Un combinato miope, al quale si somma la mancanza di confronto con le categorie di cittadini e commercianti, quando in campagna elettorale de Magistris aveva addirittura promesso Assemblee popolari.
E ancora la mancanza di idonei dispositivi di controllo a circuito chiuso (salvo alcune zone, le telecamere stanno entrando in funzione solo in questi giorni, a distanza di mesi), con la conseguenza della necessità di dispiegare una mole mastodontica di agenti della Polizia Municipale per gestire e garantire la Ztl stessa.
Tante le risorse investite, che avrebbero potuto e dovuto, invece, essere impegnate per la riqualificazione di Napoli, la quale adesso accusa il colpo della pretenziosità delle sfide alle quali è stata costretta.
Accogliere i grandi eventi è stato e sarà sempre un grandissimo onore, nonché lustro per la nostra regione. Ma è ancora più importante preparare la città ai grandi eventi, segnandone l’evoluzione da “sporadiche e fortunose occasioni” a “irrinunciabili appuntamenti”.
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