Nuovi sostegni alla ricerca per la Campania dei saperi

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Non basta affermare in ogni campagna elettorale che il sapere e la formazione sono i principali assi di sviluppo della nostra Regione e del Mezzogiorno.

Può essere magari gradita ad  una pratica politica, abbastanza diffusa, che predilige proclami alle scelte di governo concrete, magari accompagnate anche da importanti investimenti finanziari.

Ma ciò non rientra nel nostro modo d’intendere la politica e l’impegno di governo.

Lo dimostrano alcuni atti concreti che dovremmo pur avere il coraggio e la forza di rivendicare con maggior orgoglio.

Mi riferisco in particolare alle scelte della Giunta regionale che ha valutato e approvato definitivamente i progetti, elaborati in questi mesi dalle Università campane, consentendo di attivare fin da subito investimenti per oltre 60 milioni di euro finalizzati a potenziare e a rendere sempre più competitivo il sistema universitario campano.

Ulteriori 10 milioni di euro, presenti sulla programmazione 2009, saranno presto resi disponibili. Così accade che mentre le politiche nazionali vanno nella direzione di tagli sempre più incisivi sul fronte della ricerca, qui in Campania si sceglie una direzione di marcia esattamente opposta scegliendo di stanziare risorse importanti proprio in questo settore.

Nello specifico si tratta di oltre 70 progetti che spaziano dall’adeguamento strutturale ed infrastrutturale dei luoghi per la didattica e dei laboratori, alla riqualificazione degli ambienti fino al ricorso alla manutenzione straordinaria per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Basterebbe poi ricordare la scelta di stanziare il 14,3% della programmazione 2007-13 a favore di questo importante settore, per un totale di 2,1 miliardi di euro, per ribadire come spesso ci sia ancora un diffusa abitudine a leggere le cose che accadono qui in Campania attraverso la lente delle polemica politica spicciola invece che  attraverso i traguardi raggiunti e le effettive scelte di governo qui praticate.

Sotto quest’ultimo aspetto non era ne scontato ne semplice da realizzare una linea di marcia regionale che mettesse formazione, saperi, ricerca scientifica come punti d’azione prioritari dentro una cornice nazionale spesso caratterizzata da tendenze opposte.

Oggi possiamo affermare,senza timore di essere smentiti, di averlo fatto contribuendo con le scelte di oggi al futuro del nostro territorio.

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