Una riflessione sui disordini di ieri a Napoli

Faccio una premessa: gli scontri di ieri a Fuorigrotta tra giovani – studenti, precari, disoccupati – e forze dell’ordine non sono giustificabili. Il dissenso non può e non deve essere espresso in forme violente. Tuttavia, penso che più che una ‘dimostrazione dell’attenzione del governo verso Napoli e il Mezzogiorno’, la due giorni di vertice intergovernativo italo-tedesco si presti a essere interpretata quasi come una provocazione. Venire a parlare in maniera del tutto generica di apprendistato a Napoli, capitale italiana della disoccupazione, semplicemente non ha senso. Da mesi la Campania, con le sue innumerevoli vertenze, è una vera e propria polveriera pronta a esplodere in assenza di politiche serie per il rilancio produttivo e occupazionale. E allora ci saremmo aspettati che oltre ai fondi stanziati per la cassa integrazione, il ministro Fornero avesse presentato in città un progetto, un piano anche a medio-lungo termine, di sostegno concreto all’occupazione al sud. Non l’ha fatto. E quei giovani che ieri erano in strada a protestare – non proprio choosy se per pagarsi gli studi sono costretti ad accettare qualsiasi tipo di impiego, spesso a nero – si sono sentiti presi in giro. Come un po’ tutti noi.

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